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mercoledì 26 marzo 2008

Una vita in più (di Daniela PROTTI)

(Pavia, venerdì 17 marzo 1989)

Camminava spedita, le mani affondate nelle tasche e il bavero alzato per difendersi dal vento. Mancavano pochi giorni all’inizio della primavera, e il sole di marzo era ancora troppo debole per contrastare quel venticello frizzante. Come ogni mattina, avrebbe attraversato la città per occuparsi di Viki; non le dispiaceva farlo, perché era una bambina sveglia e intelligente. Adorava le storie, e lei ogni mattina, mentre l’accompagnava a scuola, ne raccontava una; una vecchia storia, oppure una storia inventata li per li. Per Viki erano tutte belle, tutte emozionanti.
Quel mattino, però era diverso; quel mattino la sua testa era altrove, persa nel dubbio che aveva ormai da giorni; ma l’attesa era finita, e tra poco avrebbe saputo…
- Mi racconti la storia di Pentesilea?
- Domani, Viki; vedi? Siamo arrivate a scuola, te la racconto domani, vai!
Aspettò che entrasse, che si girasse per salutarla, come ogni mattina, poi se ne andò. Accelerò il passo sempre di più, sempre più impaziente di arrivare, di sapere. Non badava neppure al freddo, al vento; ecco, la piazza, la chiesa….come sempre gettò uno sguardo alla “casa”. Un imponente, antico palazzo di mattoni rossi, e lassù in cima quel bel terrazzo, con tanti fiori che lo incorniciavano; e come sempre pensò: come sarebbe bello, vivere li. Ma lei era contenta comunque; la sua casina all’ombra del Duomo le piaceva. Era bello, la sera, stare sul balcone a guardare le luci, la gente seduta sui gradini della cattedrale a chiacchierare, la statua del Regisole che dominava tutti.
Distolse lo sguardo, e si diresse verso la porta a vetri dell’ambulatorio; entrò, per uscirne meno di due minuti dopo, con una busta tra le mani. Senza fermarsi, strappò la busta, ne estrasse il foglio…
Lo sapevo! Lo sapevo! E adesso? Cosa farò, adesso?
Certo, lo sapeva, lo sentiva; ma vederlo scritto li, faceva uno strano effetto….incinta. Era incinta.
E adesso? Camminava distrattamente verso casa, senza riuscire a mettere a fuoco i suoi pensieri; tra vicoli e piazzette, era ormai in prossimità del Duomo, e ancora si chiedeva fissando il foglietto: cosa farò, ora?
Un boato improvviso fermò i suoi pensieri; spaventata alzò gli occhi, e si vide investire da una nuvola di polvere bianca. Il rumore era cessato, e il silenzio irreale e spaventoso che ne era seguito, incombeva come un macigno sulla città. Agitando la mano davanti a sé per diradare la polvere, avanzò verso la piazza….
Con orrore vide ciò che era successo: là, dove fino a pochi minuti prima, c’era la bellissima torre civica, non c’era più nulla.
Davanti a lei, un enorme cumulo di macerie, dalle quali salivano ancora sbuffi di polvere…
Dalle quali scendeva il pianto di un uomo, seduto in cima , con il viso tra le mani…
Attonita, abbassò lo sguardo, sul foglio di carta che ancora teneva tra le mani.
Ora sapeva cosa fare…suo figlio…le aveva appena salvato la vita.

(data di prima pubblicazione sul sito Il Cassetto dei Sogni: 3 Settembre 2006)


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