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giovedì 30 aprile 2009

Ode alla Gloria (di Luigi RAVAGLIA)

"A volte i sogni non lascian la terra non per colpa loro o della paura, bastan la sete di gloria e la guerra ad alzar la coltre di fumo scura chè occhio non veda ove piede posa e man non scriva la storia futura.
Allor cessi la contesa faziosa, amate la vita men che la vista: squarciate l'incertezza nebulosa.
Ma intanto avanza il mostro consumista e il passo è sicuro, il piede fermo: è lui, l'eroe dell'uomo conformista, di quello che cambia parte in eterno, che non si vuole per nulla schierare: nei suoi discorsi paradiso e inferno han lo stesso peso, stesso parlare; lui vuole solo sentirsi sicuro e manda il mostro omicida a sudare la libertà d'ascondersi dietro un muro, chiudere gli occhi e non voler sentire la desolazione del doler scuro.
E mentre il mondo continua a mentire della triste miseria che avanza tu solo Ettore cominci a capire, non puoi stare chiuso nella tua stanza.
Il divo tallon già pesta la rena e si muove con macabra eleganza e nulla ormai la cieca rabbia frena: dicono che sia forte più di mille, dicono che sia pupillo d'Atena, dicono che dagl'occhi escan scintille, dicono che sia il piede più veloce e dicono che il suo nome sia Achille.
Ma non temere del ver e della voce, corri ad affilare la spada che ti salvi dall'Ade e dal feroce.
Or sei pronto per imboccar la strada lontano dalla casa e dall'amore verso la storia e la pianura rada.
Ma ricorda, non andar per l'onore nè perchè sei uomo o principe a Troia, scendi perchè sei sano portatore dell'amore dei Numi e la storia: forse un popolo non val la tua morte, ma l'idea val che'l tuo popolo muoia"


(Luigi Ravaglia è nato a Bologna il 13 aprile del 1995 - ndr)