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mercoledì 16 aprile 2008

Recensioni - Lucrezia Borgia: misteri, intrighi e delitti (di Claudio AGOSTINI)

In una serva Italia dominata con metodi democratici, umanitari e caritatevoli da Signori Italici e Principi stranieri, un'incantevole donzella dominerà e sarà dominata dagli eventi.
Le sue sole colpe forse saranno quelle di aver voluto dare sfogo ai sensi della carne, ed essere appartenuta ad una Famiglia scomoda e “orrorosa”, quella dei Borgia.
Lei è Lucrezia, figlia del Papa (sic!) Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia, e di Vannozza Catanei, e sorella dell'altrettanto famoso e sinistro Cesare, braccio armato della Santa Sede dell'epoca.
Una storia, iniziata il 18 aprile dell'Anno del Signore 1480 e terminata 39 anni dopo, il 24 giugno del 1519, intrisa di sfarzo, sesso e violenza, cose tutte praticate dai suoi familiari, in primis dal babbo famoso e potente, dai fratelli, e da lei stessa, anche se sembra che per Lucrezia non ci siano prove certe atte a giustificare l'epiteto di avvelenatrice con cui ce la consegnò la Storia.
In questo racconto su una donna affascinante, intelligente e scandalosa per il suo tempo, ma che oggi crediamo avrebbe serie difficoltà ad emergere dalla massa, visti i tempi e visto l'agguerrita concorrenza delle rappresentanti del suo stesso sesso, leggeremo delle sane passioni che aleggiavano nelle corti e soprattutto nelle alcove, delle usuali violenze che con garbo si scambiavano gli attori che calcavano il palcoscenico della Italica (ma non solo) storia del XV secolo, incontreremo personaggi illustri e famosi, quali Pietro Bembo, Torquato Tasso, Michelangelo Buonarroti, Nicolò Machiavelli, Pietro Aretino, Girolamo Savonarola, spieremo splendide cortigiane entrare e uscire con grazia e disinvoltura da letti non propri, a volte senza nemmeno far caso se in quei letti vi dorma il Signore o la Signora, assaggeremo succulenti manicaretti provenienti dalle varie contrade d'Italia e d'Europa, scopriremo a questo proposito che in quel periodo vivacissimo e frizzante usava mangiare per prima l'insalata (che per questo veniva detta incisame), per passare poi ai dolci e infine al companatico, tutti serviti in vasellame preziosissimo, e innaffiato da prestigiosi e raffinati vini “da bocca” briosi e “festevoli”, assisteremo a scontri epici, inganni machiavellici, ripensamenti e ravvedimenti dubitevoli.
In una parola, vivremo come in un film la vita di una donna stupenda, tra le più chiacchierate protagoniste della Storia.
E questo film ci viene proposto dalla sapiente regia e dalla avvincente sceneggiatura di Daniela Musini, altrettanto splendida donna ma dei giorni nostri, che a 5 secoli di distanza ci ripropone con maestria una storia da tutti sentita ma ai più sconosciuta nella sua intierezza e nelle sue recondite trame.
Daniela Musini tratteggia con vivacità e brio una storia che, studiata sui libri di scuola, all'uso italiano di studiare la Storia, annoierebbe e verrebbe dimenticata già al suono della campanella, mentre con il suo dire arguto e il suo spiare dal buco della serratura del tempo ce la rende interessante e accattivante.
In questo suo modo di raccontare allegramente qualcosa che potrebbe essere ostico ci fa pensare a un grande vecchio del giornalismo e della scrittura, Indro Montanelli, che scrisse una Storia d'Italia, e in particolare una Storia di Roma, da vero pedagogo, attento conoscitore di come catturare l'interesse di grandi e piccini, farli appassionare e invogliarli a leggerne sempre di più
Ecco, Montanelli ci fece conoscere in modo simpatico Roma, i suoi Re, i suoi Imperatori e i suoi Generali, e la Musini ci fa conoscere in maniera altrettanto egregia Alessandro VI, Papa/padre/padrone, e i suoi discoli figlioli.
Ecco come si racconta la Storia !!!!!
E la cosa non finisce qui.
Sempre per opera della mente e della penna (o del computer, visti i tempi) di questa simpaticissima e affascinante viaggiatrice del tempo presto ne leggeremo delle belle su un'altra Signora della Storia, quella che fu appellata la Puttana Imperiale (Giovenale, Satire): Messalina.
Restate in attesa, e preparatevi una bella poltrona comoda su cui “spalmarvi” per leggere queste chicche.

Daniela MUSINI: Lucrezia Borgia - Misteri, intrighi e delitti.
Editore: Stampa Alternativa Nuovi Equilibri

Collana: Fiabesca

Anno di pubblicazione: 2005

sabato 5 aprile 2008

Daniela Musini, il Premio Sarah Ferrati e d'Annunzio "esportato" (di Claudio AGOSTINI)

Torniamo a parlare della Professoressa Daniela Musini, perchè domani a Scandicci (Firenze) sarà premiata con la Coppa Sarah Ferrati 2008 per autori di teatro (vedi articolo "Il Centro" di ieri 4 Aprile 2008 qui a lato - cliccare sulle varie immagini per ingrandirle).
Ecco il link alla presentazione dell'evento sul sito stesso di Daniela Musini - http://www.danielamusini.com/popupPremioFerrati.html
Ci fa piacere parlare spesso della Professoressa in quanto validissima scrittrice, validissima attrice, validissima pianista, e massima conoscitrice del Vate.
In un blog di cultura, come si compiace essere questo nostro Cassetto, ci sembra normale parlare di persone che la Cultura con la c maiuscola la fanno e la vivono tutti i giorni, senza naturalmente togliere nulla o voler umiliare i "neofiti" appassionati che fanno cultura per diletto. D'altronde da sempre il nostro sito prima e questo blog poi hanno ospitato qualsiasi scritto o opera ci pervenisse, hanno dato voce a tutti coloro che volevano parlare, naturalmente nei limiti della decenza. Non ci si può dunque accusare di partigianeria o peggio di piaggeria. Il fatto poi che la Professoressa ci degni della sua amicizia è altra storia, che non inficia la serietà di questo blog.
In sintesi, ci fa semplicemente piacere comunicare ai nostri lettori quanto veniamo a conoscere sul mondo della cultura, e a indicare eventi che possano essere di un certo interesse.
A questo proposito comunichiamo anche che il 24 Aprile prossimo venturo a Colonia (Germania), presso l'Istituto Italiano di Cultura, la Professoressa Musini terrà un recital dal titolo "Amori e fulgori di Gabriele d'Annunzio" (d'obbligo la d minuscola, scelta dal Vate come segno "de nobilitate, altrimenti la Professoressa ci bacchetterà....).
Per chi mastica un po' di tedesco, alleghiamo riproduzione della pagina in tedesco del sito web dell'Istituto Italiano di Cultura, e per chi invece di teutonico non vuol sentir parlare, ecco la stessa pagina in versione "spaghetti e mandolini"
Questo è il link alla pagina del sito dove si possono avere delucidazioni sull'evento
http://www.danielamusini.com/popupColonia.html
Chi si trovasse in quei giorni a Colonia è avvisato.
Chi invece il giorno 11 del prossimo mese di Maggio passasse dalle parti della città dannunziana potrebbe assistere alla "Serata dannunziana" con proiezione del film di Gerdiglio Angeloni "Tu, signor del pennello, io de la rima...", incentrato su Gabriele d'Annunzio e il Cenacolo michettiano di Francavilla, al termine della proiezione del quale la Professoressa interpreterà alcune pagine di d'Annunzio
http://www.danielamusini.com/popupSeratadannunziana.html

Io e lui (di Daniela PROTTI)

Gigio. Ma chi è Gigio?
Se facessimo il gioco dell’associazione di idee, diremmo…un topo! E invece Gigio è un gatto: o meglio, fa finta di esserlo. Sono sempre stata convinta che fosse qualcuno travestito, o vittima di un incantesimo; la verità è che il suo modo di essere, non aveva niente di…gattesco.
Avete presente un bellissimo, elegante, maestoso felino…che non salta?
Ebbene, Gigio non sapeva saltare, e quando doveva arrampicarsi alla vertiginosa altezza della lavatrice… prendeva la rincorsa. Dapprima guardava e valutava, poi, piano piano retrocedeva elegantemente di 3-4 metri: si fermava un attimo per concentrarsi, poi partiva di gran carriera, il più delle volte, per stamparsi sulla parete laterale dell’ elettrodomestico.
Abitavo allora, in una piccola casa al pianterreno, molto vicino alla stazione; Gigio trascorreva molto tempo mollemente sdraiato sul davanzale a guardare i treni, che passavano a non più di 4 metri dalla finestra; questo faceva sì che alla sera, rientrando dal lavoro, mi succedeva sovente di trovarlo tutto nero di fuliggine; il che mi obbligava a prenderlo e tuffarlo nella vaschetta per il … bagnetto. Si dice che ai gatti non piaccia l’acqua; eppure lui giocava e si divertiva un mondo; quando avevo finito di strigliarlo a dovere, lo avvolgevo in un asciugamani e gli facevo la messa in piega. Il fon gli piaceva, e si crogiolava placidamente nel tepore che ne usciva.
Se questo non bastasse, a far insorgere qualche dubbio sulle origini feline di Gigio, possiamo aggiungere che aveva una qualità molto particolare: era un gatto cronometro, con la puntualità di un banchiere svizzero. Infatti, nel periodo in cui abbiamo condiviso lo stesso tetto, io non ho mai avuto bisogno di puntare la sveglia al mattino; quando era ora che mi alzassi per andare al lavoro, molto presto, Gigio arrivava sul letto, e dolcemente, mi dava dei buffetti sulla guancia per svegliarmi. Non era necessario controllare la sveglia: erano sempre le 5,55!

Come ogni gatto cittadino ed emancipato, lui la sera usciva; io anche, ma non frequentavamo… le stesse compagnie! Siccome ero l’ unica, di noi due, ad avere le chiavi di casa, Gigio stabilì di essere a casa alle 2 precise. Così, quando ero in casa, bussava per farsi aprire, e quando ero fuori, sapevo che lo avrei trovato lì, sul gradino, ad aspettarmi.
Anche per i suoi pasti, era decisamente indipendente: al mattino, faceva colazione con me… latte e biscotti; ma durante la giornata non aspettava certo che gli servissi il pranzo, no… apriva l’ armadietto dei croccantini e si serviva.
Certo, non è che tra noi siano state tutte rose; abbiamo avuto anche i nostri… litigi;
ad esempio, quale poltrona toccava a me e quale a lui; ma riuscivamo sempre a metterci d’accordo; infatti a lui toccava sempre… la mia.
Eh, si, un pochino prepotente lo era, Gigio; ma come vorrei, che fosse ancora qui con me!

Data di prima pubblicazione sul sito Il Cassetto dei Sogni: 21 Settembre 2006

La prima volta (di Giovanni GULMINI)

Incendio!!!

La campanella suona; trenta secondi per scendere dalla branda, indossare indumenti e stivali, recuperare il materiale di protezione e partire.
Trenta fulminei secondi; ma per chi soffre o è in pericolo sono interminabili. Nella rimessa l'autopompa è in moto, si parte...!
La sirena diffonde il suo suono per le vie della città; nel cuore della notte la gente dorme, ma per qualcuno è un momento di sofferenza. L'equipaggio è sereno; ognuno conosce il suo compito, e l'adrenalina dentro di loro scorre velocemente, così come il tempo. L'autista conosce le strade, e sa di dover arrivare il più velocemente possibile; pigia l'acceleratore, e il mezzo corre, sembra volare tra le case, sfiora le poche auto che circolano; i suoi riflessi sono pronti alla reazione, all'imprevisto; la sua attenzione è al massimo. Il capo squadra fa le ultime raccomandazioni: "siate prudenti e massima attenzione"; lui veglia su tutti noi come un fratello maggiore, siamo tutti fratelli...
Brucia un fienile con una piccola stalla per il ricovero delle mucche; un vetusto mezzo agricolo sta bruciando, e bisogna agire in fretta, portare in salvo le bestie, e domare l'incendio prima che attacchi la casa colonica adiacente...
Il bagliore dell'incendio illumina la campagna; i lapilli salgono verso il cielo stellato; tutta la famiglia ci aspetta trepidante e ansiosa; si rasserenano quando sentono la sirena e intravedono il blu dei lampeggianti, fendere l'oscurità. Il fienile ed il mezzo agricolo sono persi, ma il bestiame, due mucche ed una capra, sono in salvo; per della povera gente, avere salvato gli animali è stato un dono. Piangono per il foraggio perso e per il trattore che alleviava la fatica dei campi, ma ti regalano un sorriso di riconoscenza che non dimenticherai mai; quel sorriso che ti fa pensare che ogni giorno sarà un giorno non vissuto, se non avrai fatto qualcosa per gli altri.

Data di prima pubblicazione sul sito Il Cassetto dei Sogni: 16 Gennaio 2007

giovedì 3 aprile 2008

Cornello dei Tasso - La nascita del servizio postale (di Daniela PROTTI)

** Nota: la parte testuale di questa pagina è frutto di spigolatura da altri siti della rete (di cui si riportano gli indirizzi nella parole cliccabili, mentre le foto pubblicate sono di proprietà dell'autore Fabrizio Cassinelli **
La Nascita del Servizio Postale in un angolo suggestivo della Valle Brembana Un borgo della Lombardia, una famiglia famosa, la nascita del servizio postale in un angolo suggestivo della Val Brembana. Si raggiunge solo a piedi, tra I prati, lungo la mulattiera che porta in pochi minuti all'ingresso del paese. Poche case, un lungo porticato, le travi annerite dal tempo, una chiesetta e un bar che funziona come posto di telefono pubblico, trattoria, posteria, e centro ricreativo. Non c'e' un'anima in giro, gli uomini sono fuori al lavoro, solo una donna con grembiule e stivaloni che spazza la soglia di casa e mi guarda stupita quando vede lo zaino, il cavalletto e le macchine fotografiche; sono rimasti in pochi a vivere a Cornello. Un borgo fuori dal tempo, uno scherzo dalla civilta'. Ma per capire meglio occorre fare un passo indietro nella storia. Nel medioevo infatti era una vivace stazione di sosta lungo la "Via Mercatorum"" che, attraverso la Val Brembana, collegava Bergamo e la pianura alla Valtellina e I Grigioni. I mercanti salivano fin qui a piedi o a cavallo, vi tenevano il mercato e ripartivano con armi e bagagli slla volta di passo S.Marco. Cornello era una sosta d'obbligo tra la media e l'alta valle Brembana che portava al Passo della Forcella e di li' a Lecco e I laghi. Ma l'antica via era scomoda e faticosa e I Veneziani pensarono di costruire una strada migliore a fondovalle. Il progetto fu portato a termine alla fine del XVI secolo e taglio' fuori Cornello, determinando il suo isolamento e l'inevitabile decadenza. Una magra fine, se vogliamo, ma questo evento ha conservato il borgo come era, le case dai tratti rustici, la via porticata che serviva per la sosta dei cavalli, la chiesetta con I suoi affreschi del '400, e la bella dimora dei TASSO, questi ultimi, la vera gloria di Cornello dei Tasso. La famiglia alla quale apparteneva il poeta Torquato e' infatti originaria di qui. All'inizio, come I loro conterranei, erano poveri in canna e nemmeno di buona costituzione fisica. Cosi' mentre I montanari forzuti emigravano alla volta di Genova e Venezia, loro si dedicavano al *terziario* organizzando il servizio di posta nella valle. Già attivi nel XIII secolo, I Tasso fanno capo a Omodeo, segnalato in documenti della seconda metà del secolo come abitante del Cornello. Nel corso del Quattrocento alcuni dei suoi discendenti si trasferirono a Venezia, dove si distinsero nella Compagnia di Corrieri Veneti che gestiva I collegamenti con le città italiane. Alla fine del Quattrocento li troviamo in Tirolo e nelle Fiandre, al servizio degli Asburgo e agli inizi del Cinquecento, con una serie di convenzioni con il governo, furono nominati mastri generali delle poste imperiali. Nel 1512 l'imperatore Massimiliano d'Asburgo concesse alla famiglia il titolo nobiliare, permettendo che lo stemma del casato, un piccolo tasso e il corno della posta, fosse arricchito dall'aquila imperiale. Nel Seicento i Tasso di Germania ottennero il titolo principesco modificando il nome in THURN UND TAXIS e in seguito continuarono a gestire le poste fino alla seconda metà dell'Ottocento, quando il servizio fu nazionalizzato. Il borgo di Cornello dei Tasso in Valle Brembana conserva oggi I segni di quelle antiche glorie e difficoltà del passato: si vive a fatica, senza trasporti, la terra dà poco oltre I prodotti dell'orto e il fieno per le vacche. Ma il suo fascino sta proprio qui, nell'essere sospeso tra passato e presente, nella genuinità e sincerità dello sguardo incuriosito del vecchio che passando con la gerla sulle spalle scuote la testa divertito e continua verso I campi.
Data di prima pubblicazione sul sito Il Cassetto dei Sogni: 7 Maggio 2007


mercoledì 2 aprile 2008

Troppe ore impegnate (di Samantha D'ORAZIO)

Troppe ore impegnate al suo pensiero,
anni di vita mandati all’aria,
certezze, le poche che avevo, lacerate,
con il pensiero sogno di averlo,
le mie mani scalpitano per accarezzarlo,
i miei occhi non smettono di osservarlo,
la mia vita non può non averlo…
Anche la mia anima cerca inerme la sua,
che fugge spaventata da un turbine passionale
che potrebbe nascere.
La sua perfezione è maestosa,
ed accresce la voglia di farlo mio.

Data di prima pubblicazione sul sito Il Cassetto dei Sogni: 31 Agosto 2004

Dalla parte del lupo (di Fabrizio CASSINELLI)

Finalmente qualcuno è interessato a sapere come sono andate veramente le cose, con quella smorfiosetta di Cappuccetto Rosso.
Sentivo dire in giro che questa bimba fosse bella. Che palle. Cappuccetto Rosso di qua, là, su, giù. La mamma che la vestiva solo di rosso, in estate, in inverno e tutti i fine settimana andava dalla nonnina con quel cesto che lasciava una scia di profumi commestibili.
Provate voi, a saltare il pasto per diversi giorni, poi vedrete che verranno buone anche la nonna e la nipote! Fatto si è, che il primo giorno di caccia cade di sabato e quella là, quella in rosso, se ne va in giro per il bosco da sola. Rossa nel verde. Si vedeva lontano un chilometro! Meno male!
Furtivo, l’avvicino. Sfodero la voce suadente e lo sguardo languido.
- Ciao, piccola.
- Ciao, ci conosciamo?
Il ghiaccio è rotto, proseguo con l’approccio.
- Io ti conosco e anche la tua mamma e la nonnina.
- Davvero?
- Sei Cappuccetto Rosso e la nonnina abita nella casetta in fondo al bosco.
- Che bravo, tu come ti chiami?
- Berto. “Lupo molto svelto, eh, eh, eh”.
- Vado dalla nonna, le porto questo cesto di cose buone. Mi accompagni?
“Fame, tanta fame”.
- No, vado avanti io, così faccio una sorpresa alla vegliarda, cioè, alla nonnina. Ci vediamo dopo. “Ma vieni!”.
Parto come un razzo e lascio di stucco pantere e gazzelle. Lo so che in questa storia non ci sono, ma se ci fossero, ci resterebbero male. Arrivo davanti alla porta della nonna senza più fiato, ma non ho tempo da perdere. Busso.
- Chi è?
Che vocina. Cerco di imitare la bimba, con successo. Magari avrò un futuro nel cabaret.
- Sono la tua nipotina preferita.
- Vieni, Cappuccetto Rosso, la porta è aperta.
Com’è facile fregare gli anziani. Entro e non le lascio il tempo di capire cosa sta per succederle, è talmente magra che in un boccone sparisce. E’ più indigesta la camicia da notte. M’infilo nel letto un attimo prima che arrivi la bimba. La sento bussare e imito la voce della nonna. “Che attore”. Mi tiro il lenzuolo fino quasi alle orecchie.
- Vieni, bocconcino, cioè, tesorino.
Lei entra e ci guardiamo.
- Ciao Berto!
Sveglia la piccola.
- Ciao Cappuccetto Rosso.
Figuriamoci se una così la freghi facilmente.
- La nonna è in bagno, vieni sotto il lenzuolo che le facciamo un sorpresina. “Stavolta ci sei!”.
Eh, come no. Ci viene subito! Scatta come un fulmine verso la porta, più veloce di me e degli animali di prima. Lo so, lo so, non ci sono la gazzella e la pantera: che persone con poca immaginazione. Fatto sta che incontra il cacciatore, fuori dalla casa, e lui non si fa scappare la mia pelle. Ecco questa è la storia, altro che occhi grandi e tutto il resto. Comunque ora sto bene, su questa nuvoletta, i pasti sono abbondanti. Peccato per la nonna che mi guarda in cagnesco dalla nuvola vicina. Tutto il giorno.

Data di prima pubblicazione sul sito Il Cassetto dei Sogni: 8 Maggio 2007

I barboni (di Fabrizio CASSINELLI)

Ero un bambino quando giocavo con tre amichette in una strada in cui sorgeva il dormitorio pubblico.
Via Lunga è il nome del teatro dei nostri giochi, ma avrebbe dovuto chiamarsi, più sensatamente, Via Stretta, quantomeno nel mio immaginario di bambino. Un budello nel centro storico della città.
Il dormitorio pubblico era un luogo dove i barboni, trovavano rifugio per la notte.
Una volta queste persone si chiamavano così: barboni. Oggi si usa chiamarli: senzatetto o, scomodando un termine francese, clochard. D’altra parte una volta i fiumi straripavano, ossia uscivano dalle ripe, per andare a inondare le campagne o le città. Ora i corsi d’acqua tracimano. Peccato che quando straripavano facevano meno danni di quando si sono messi a tracimare.
Ma non tracimiamo dal discorso iniziale. Che siano barboni, senzatetto o clochard, il risultato non cambia: fanno una vita grama.
Quando passavo davanti a quella costruzione bassa e lunga, (non poteva che essere così, per omaggiare il nome della strada), mi chiedevo come fossero i letti.
Letti? Sul libro di scuola, il famoso sussidiario, lessi che queste persone, disadattate, dormivano sui pagliericci. Ecco, cercavo di immaginare il pagliericcio. Una parola che sapeva di antico, di quando i cavalieri attraversavano le lande desolate e si fermavano in qualche sperduta spelonca per dormire sul pagliericcio.
Un pagliericcio non dava conforto, riparava solo dal terreno, magari in compagnia dei pidocchi di chi ci aveva dormito la notte precedente.
Per quelle persone, però, il dormitorio pubblico era come un hotel a cinque stelle, più una. Mi sono sempre chiesto se si lavavano prima di coricarsi, ma credo che non fosse una cosa molto importante per loro.

Data di prima pubblicazione sul sito Il Cassetto dei Sogni: 4 Giugno 2007