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martedì 19 agosto 2008

Serlone (di Giovanni GULMINI)

Il silenzio della natura mi sveglia, sento il profumo del caffè che sale dal piano di sotto, la stufa è già accesa, non fa freddo, siamo a giugno del 1962.
Qui in montagna, nella casa dei nonni, non c’è il gas per cucinare, l’elettricità non è ancora arrivata, l’illuminazione è fornita da un lume a petrolio e l’acqua si deve prendere alla fontanella con i secchi.
Esco sulla balconata e sento il profumo dell’erba fresca, il suono dei campanacci delle vacche che pascolano. Un gallo canta per affermare la sua supremazia nel pollaio, gli uccellini cinguettano e un picchio martella un albero per costruire il suo rifugio; nel sottofondo il fiume di fondovalle mormora durante la sua discesa, lo spettacolo è magnifico.
Le nuvole in un cielo blu come mai rivedrò, disegnano forme strane, la mia mente le associa a un cane accovacciato, a un ciclista o visi indefiniti, a volte tetri, altri ridicoli. Si possono passare delle ore ad ammirare questo spettacolo, interrotto solo da alcune scie di aerei che solcano lo spazio celeste, chissà come sarà volare in aereo!?
La nonna ha preparato la colazione, latte fresco e marmellata di prugne raccolte davanti a casa o miele delle api che dimorano poco distante, nelle arnie di un vicino. La natura ci fornisce di tutto il necessario, frutta e verdura del piccolo orto, latte e formaggi freschi, uova e talvolta carne di pollo. Un piatto povero, che ricorreva e di cui ancora oggi sono ghiotto, era la polenta con il latte o il formaggio; il minestrone di verdure colte al momento era una consuetudine, il suo sapore era delizioso, peccato che si mangiasse per almeno tre giorni di seguito…
La sera i pochi residenti di quella frazione si ritrovavano nelle case, al buio, e raccontavano la loro giornata e le storie delle loro gioventù. I loro volti non erano visibili se non dalla tenue luce della stufa a legna che era sempre in funzione, si riconoscevano solo dalle voci, e chi come me era un bambino, rimaneva seduto in silenzio su un piccolo seggiolino di legno o su di un sacco di foglie secche.
Ricordo ancora oggi, dopo tanti anni, quel luogo incantevole; i suoi personaggi e la mia nonna, che non dimenticherò mai…