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mercoledì 26 marzo 2008

L’ angelo custode - facciamo che io ero… (di Daniela PROTTI)

Se c’ è qualcuno che fa un lavoro estremamente impegnativo e difficile, è…l’ angelo custode.
Oggi la mia mente vaga e divaga, andando a rovistare nei più lontani ricordi….
Così, pensando alle innumerevoli volte, in cui il mio angelo custode mi ha tolta dai guai, mi sorge il pensiero che….poveretto, non ha avuto una vita facile, con me!
Da bambini, ci insegnavano una preghiera, per far sì che l’ angioletto ci proteggesse…e noi, diligenti, detta la preghierina, ci tuffavamo allegramente nelle imprese più spericolate…che fiducia, eh?
Posso comunque dire, che almeno il mio angioletto, la mia fiducia l’ ha pienamente meritata, e si è dimostrato maledettamente in gamba; altrimenti non sarei qui a scriverne ora.
Dire che ero una bambina vivace è…riduttivo; la verità è che ero…esagerata! Perché aggiungendo alla vivacità, una buona dose di libertà e di incoscienza, e mescolando il tutto con una intera città a disposizione come “campo giochi”, il risultato era….una mina vagante!
Certo, quando ero una ragazzina, il parco giochi c’era, ma….altalene, scivoli, giostrine, era roba da pivelli! Noi, il mio amico del cuore (che sarebbe poi diventato mio marito) ed io, avevamo più alte aspirazioni; i nostri non erano “giochi”: erano “missioni”. E come è ovvio, una missione non può avere come scenario…un parco giochi! Una missione deve avere una scenografia importante, misteriosa, pericolosa!
Così, la ricerca di ambientazioni adeguate alle nostre avventure, ci portava nei luoghi più impensati e improbabili; e la missione iniziava sempre con….”Facciamo che io ero…”.
Nelle prime ore del pomeriggio estivo, la città addormentata era deserta; dalle pietre del selciato saliva il calore, e i vecchi muri delle case erano anch’ essi caldi. Giravamo per le strade, intontiti dal sole, cercando un luogo fresco dove rifugiarci, e poi…..idea! Andiamo a giocare in chiesa!
Detto e fatto; la chiesa era fresca e silenziosa, tutta per noi. Dopo aver giocato per un po’ con le candele, decidemmo di prendere come nostra residenza un confessionale, e ci entrammo.
Facciamo che eravamo marito e moglie…si, ma qui c’ è buio, come si fa….bè…ci sono le candele, no? E portammo le candele accese nel confessionale, le fissammo con la cera sul pavimento di tavole…vicine alle pareti, per non scottarci…L’ urlo della moglie del sagrestano, ci fece ripiombare nel mondo reale….INCOSCIENTI! DISGRAZIATI! MANDATE A FUOCO LA CHIESA!
Ed ecco i due piccoli, potenziali piromani, uscire a orecchie basse dalla chiesa, ancora convinti che, dopotutto, non avevano fatto niente di male….
Dove si va?
Bò…giù al Ticino?
Si, dai, all’ aeroporto! Facciamo che io ero…..

(data di prima pubblicazione sul sito Il Cassetto dei Sogni: 17 Gennaio 2007)

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