Buona lettura
(articolo di giornale in foto estratto da "Il Messaggero" del 02/12/2008, cronaca di Pescara
La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 Maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi è vinta.
La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso Ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuna divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatre divisioni austroungariche, è finita.
La fulminea e arditissima avanzata del XXIX corpo d'armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l'irresistibile slancio della XII, dell'VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente.
Nella pianura, S.A.R. il Duca d'Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute.
L'Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni e nell'inseguimento ha perdute quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecento mila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinque mila cannoni.
I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.
Diaz
(Il testo è tratto dal sito dell'Esercito Italiano)
Prologo
Ho sempre sostenuto si trattasse di vigliaccheria.
Ho sempre pensato che bisogna rialzarsi e riprovare, ogni maledettissima volta.
Ho sempre detto: troppo comodo, mollare tutto e via….
Mi sbagliavo.
Potrebbe trattarsi di Infelicità. Una forma purissima e letale di Infelicità.
Oh, non quella che ti piomba addosso come una randellata e ti fa stramazzare a terra, no.
Da quella ti puoi difendere, ti puoi rialzare e combattere.
Quella più furba; che ti si annida da qualche parte dentro, come una macchia di Nulla, che piano piano fa sparire tutto, mentre scivola dal cuore alla testa, dalla testa al cuore.
E dietro di sè, non lascia niente, solo il Nulla.
Ma non te ne accorgi subito, no. Piangi, gridi, provi ancora, ti aggrappi a qualsiasi cosa, ma non ce la fai; e allora cerchi dentro, e scopri che non c’è più niente. Non è rimasto niente, ma il Nulla dentro di te pesa come un macigno. Gonfio della tua vita, l’ha trasformata in pura essenza di Infelicità. Ti obbliga a trascinarlo con te, e tu non riesci più ad alzarti, a muoverti, a vivere.
Ci provi ancora, in tutti i modi, ma la macchia di Nulla non viene via, non si cancella, e non ti restituisce la tua anima.
E’ allora, che ci pensi…un Nulla in cambio di un altro…non sarà mai peggio di questo…
Splash!
Incendio!!!
Troppe ore impegnate al suo pensiero,
anni di vita mandati all’aria,
certezze, le poche che avevo, lacerate,
con il pensiero sogno di averlo,
le mie mani scalpitano per accarezzarlo,
i miei occhi non smettono di osservarlo,
la mia vita non può non averlo…
Anche la mia anima cerca inerme la sua,
che fugge spaventata da un turbine passionale
che potrebbe nascere.
La sua perfezione è maestosa,
ed accresce la voglia di farlo mio.
Veni, vidi, .... non potei! mi ha fatto sapere le Professoressa Musini.
E' venuta a visitare il nostro blog, e voleva lasciare un commento, ma per la innata imbranaggine di chi scrive non ha potuto farlo in quanto la posibilità di lasciare commenti era stata "concessa" solamente ai blogger di questo circuito.
Ora il tutto è sistemato, e chiunque può commentare.
Chiedo scusa alla Professoressa (anche per non averle potuto dare la possibilità di imitare pienamente Cesare) e a chiunque altro avesse nel frattempo tentato di postare un commento senza potervi riuscire.
Se avete comunque problemi o commenti di carattere tecnico scrivete al cassettodeisogni@gmail.com, risponderemo immediatamente.
La vedo tutte le mattine andando al lavoro. Davanti all’ingresso dell’ASL. Lì, sul lato sinistro dell’ingresso. Inginocchiata in una posa che metterebbe in difficoltà ognuno di noi.
Non è italiana, ma le poche parole che pronuncia nella lingua di Dante, imparate a memoria, le ripete fin troppo bene, con una cantilena estenuante.
“Ciao”; “Buona giornata”; “Auguri”.
“Grazie”.
Andrebbe premiata per la costanza.
Le rare volte in cui sorride mette in mostra un’opera degna di un odontotecnico specializzato in architettura e ingegneria.
Una bocca così si vede nella pubblicità del famoso dentifricio con Gardol, quando ti spunta un fiore in bocca e il bianco con cui hai appena dipinto la casa sembra grigio.
La cosa che più colpisce nel suo sorriso è che i canini superiori sono in oro. Spiccano in modo incredibile, forse non bello ma caratteristico.
Le ho dato qualche centesimo e abbiamo cominciato a salutarci. Un giorno mi ha detto il suo nome; ho dovuto farglielo ripetere almeno quattro volte e alla fine non l’ho capito comunque: impronunciabile, incomprensibile e intraducibile.
Una mattina le ho chiesto il motivo di quei denti così diversi e la sua risposta mi ha fatto pensare alle differenze culturali che ci sono tra le varie etnie. Una delle nostre donne non arriverebbe mai a tanto.
Sono un regalo. La ragazza si è fatta togliere i suoi denti per mettere quelli, solo per un vezzo.
Sono il regalo di una zia! Non una collanina o un anello, no! Due denti d’oro.
Pazzesco, direbbe il buon Chiambretti.