Buona lettura
(articolo di giornale in foto estratto da "Il Messaggero" del 02/12/2008, cronaca di Pescara
La ormai celeberrima Daniela Musini (non dobbiamo più spendere nemmeno una parola su di lei) ieri 23 novembre è "sbarcata" (o meglio, visto che siamo nel XXI secolo, è atterrata) a Cuba per emulare il connazionale Cristoforo Colombo.
mentalità Iberiche (non senza dannose conseguenze per le popolazioni indigene).
La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 Maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi è vinta.
La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso Ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuna divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatre divisioni austroungariche, è finita.
La fulminea e arditissima avanzata del XXIX corpo d'armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l'irresistibile slancio della XII, dell'VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente.
Nella pianura, S.A.R. il Duca d'Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute.
L'Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni e nell'inseguimento ha perdute quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecento mila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinque mila cannoni.
I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.

Diaz
(Il testo è tratto dal sito dell'Esercito Italiano)

Prologo
Ho sempre sostenuto si trattasse di vigliaccheria.
Ho sempre pensato che bisogna rialzarsi e riprovare, ogni maledettissima volta.
Ho sempre detto: troppo comodo, mollare tutto e via….
Mi sbagliavo.
Potrebbe trattarsi di Infelicità. Una forma purissima e letale di Infelicità.
Oh, non quella che ti piomba addosso come una randellata e ti fa stramazzare a terra, no.
Da quella ti puoi difendere, ti puoi rialzare e combattere.
Quella più furba; che ti si annida da qualche parte dentro, come una macchia di Nulla, che piano piano fa sparire tutto, mentre scivola dal cuore alla testa, dalla testa al cuore.
E dietro di sè, non lascia niente, solo il Nulla.
Ma non te ne accorgi subito, no. Piangi, gridi, provi ancora, ti aggrappi a qualsiasi cosa, ma non ce la fai; e allora cerchi dentro, e scopri che non c’è più niente. Non è rimasto niente, ma il Nulla dentro di te pesa come un macigno. Gonfio della tua vita, l’ha trasformata in pura essenza di Infelicità. Ti obbliga a trascinarlo con te, e tu non riesci più ad alzarti, a muoverti, a vivere.
Ci provi ancora, in tutti i modi, ma la macchia di Nulla non viene via, non si cancella, e non ti restituisce la tua anima.
E’ allora, che ci pensi…un Nulla in cambio di un altro…non sarà mai peggio di questo…
Splash!
Infatti la cerimonia sarà allietata dalla a noi ben nota Daniela Musini (non la chiamiamo più Professoressa, visto che ha dichiarato di essere una amica del Cassetto e come amica vuole essere trattata) e dal suo «Amor mio crudele, passioni fatali e divine di Gabriele D’Annunzio», spettacolo da lei stesso scritto e interpretato.
In una serva Italia dominata con metodi democratici, umanitari e caritatevoli da Signori Italici e Principi stranieri, un'incantevole donzella dominerà e sarà dominata dagli eventi.
Musini, altrettanto splendida donna ma dei giorni nostri, che a 5 secoli di distanza ci ripropone con maestria una storia da tutti sentita ma ai più sconosciuta nella sua intierezza e nelle sue recondite trame.

Torniamo a parlare della Professoressa Daniela Musini, perchè domani a Scandicci (Firenze) sarà premiata con la Coppa Sarah Ferrati 2008 per autori di teatro (vedi articolo "Il Centro" di ieri 4 Aprile 2008 qui a lato - cliccare sulle varie immagini per ingrandirle). 
Questo è il link alla pagina del sito dove si possono avere delucidazioni sull'eventoIncendio!!!
** Nota: la parte testuale di questa pagina è frutto di spigolatura da altri siti della rete (di cui si riportano gli indirizzi nella parole cliccabili, mentre le foto pubblicate sono di proprietà dell'autore Fabrizio Cassinelli **
soglia di casa e mi guarda stupita quando vede lo zaino, il cavalletto e le macchine fotografiche; sono rimasti in pochi a vivere a Cornello. Un borgo fuori dal tempo, uno scherzo dalla civilta'. Ma per capire meglio occorre fare un passo indietro nella storia. Nel medioevo infatti era una vivace stazione di sosta lungo la "Via Mercatorum"" che, attraverso la Val Brembana, collegava Bergamo e la pianura alla Valtellina e I Grigioni. I mercanti salivano fin qui a piedi o a cavallo, vi tenevano il mercato e ripartivano con armi e bagagli slla volta di passo S.Marco. Cornello era una sosta d'obbligo tra la media e l'alta valle Brembana che portava al Passo della Forcella e di li' a Lecco e I laghi. Ma l'antica via era scomoda e faticosa e I Veneziani pensarono di costruire una strada migliore a fondovalle. Il progetto fu portato a termine alla fine del XVI secolo e taglio' fuori Cornello, determinando il suo isolamento e l'inevitabile decadenza.
Una magra fine, se vogliamo, ma questo evento ha conservato il borgo come era, le case dai tratti rustici, la via porticata che serviva per la sosta dei cavalli, la chiesetta con I suoi affreschi del '400, e la bella dimora dei TASSO, questi ultimi, la vera gloria di Cornello dei Tasso. La famiglia alla quale apparteneva il poeta Torquato e' infatti originaria di qui. All'inizio, come I loro conterranei, erano poveri in canna e nemmeno di buona costituzione fisica. Cosi' mentre I montanari forzuti emigravano alla volta di Genova e Venezia, loro si dedicavano al *terziario* organizzando il servizio di posta nella valle. Già attivi nel XIII secolo, I Tasso fanno capo a Omodeo, segnalato in
documenti della seconda metà del secolo come abitante del Cornello. Nel corso del Quattrocento alcuni dei suoi discendenti si trasferirono a Venezia, dove si distinsero nella Compagnia di Corrieri Veneti che gestiva I collegamenti con le città italiane. Alla fine del Quattrocento li troviamo in Tirolo e nelle Fiandre, al servizio degli Asburgo e agli inizi del Cinq
uecento, con una serie di convenzioni con il governo, furono nominati mastri generali delle poste imperiali. Nel 1512 l'imperatore Massimiliano d'Asburgo concesse alla famiglia il titolo nobiliare, permettendo che lo stemma del casato, un piccolo tasso e il corno della posta, fosse arricchito
dall'aquila imperiale. Nel Seicento i Tasso di Germania ottennero il titolo principesco modificando il nome in THURN UND TAXIS e in seguito continuarono a gestire le poste fino alla seconda metà dell'Ottocento, quando il servizio fu nazionalizzato. Il borgo di Cornello dei Tasso in Valle Brembana conserva oggi I segni di quelle antiche glorie e difficoltà del passato: si vive a fatica, senza trasporti, la terra dà poco oltre I prodotti dell'orto e il fieno per le vacche. Ma il suo fascino sta proprio qui, nell'essere sospeso tra passato e presente, nel
la genuinità e sincerità dello sguardo incuriosito del vecchio che passando con la gerla sulle spalle scuote la testa divertito e continua verso I campi.Troppe ore impegnate al suo pensiero,
anni di vita mandati all’aria,
certezze, le poche che avevo, lacerate,
con il pensiero sogno di averlo,
le mie mani scalpitano per accarezzarlo,
i miei occhi non smettono di osservarlo,
la mia vita non può non averlo…
Anche la mia anima cerca inerme la sua,
che fugge spaventata da un turbine passionale
che potrebbe nascere.
La sua perfezione è maestosa,
ed accresce la voglia di farlo mio.
Veni, vidi, .... non potei! mi ha fatto sapere le Professoressa Musini.
E' venuta a visitare il nostro blog, e voleva lasciare un commento, ma per la innata imbranaggine di chi scrive non ha potuto farlo in quanto la posibilità di lasciare commenti era stata "concessa" solamente ai blogger di questo circuito.
Ora il tutto è sistemato, e chiunque può commentare.
Chiedo scusa alla Professoressa (anche per non averle potuto dare la possibilità di imitare pienamente Cesare) e a chiunque altro avesse nel frattempo tentato di postare un commento senza potervi riuscire.
Se avete comunque problemi o commenti di carattere tecnico scrivete al cassettodeisogni@gmail.com, risponderemo immediatamente.
La vedo tutte le mattine andando al lavoro. Davanti all’ingresso dell’ASL. Lì, sul lato sinistro dell’ingresso. Inginocchiata in una posa che metterebbe in difficoltà ognuno di noi.
Non è italiana, ma le poche parole che pronuncia nella lingua di Dante, imparate a memoria, le ripete fin troppo bene, con una cantilena estenuante.
“Ciao”; “Buona giornata”; “Auguri”.
“Grazie”.
Andrebbe premiata per la costanza.
Le rare volte in cui sorride mette in mostra un’opera degna di un odontotecnico specializzato in architettura e ingegneria.
Una bocca così si vede nella pubblicità del famoso dentifricio con Gardol, quando ti spunta un fiore in bocca e il bianco con cui hai appena dipinto la casa sembra grigio.
La cosa che più colpisce nel suo sorriso è che i canini superiori sono in oro. Spiccano in modo incredibile, forse non bello ma caratteristico.
Le ho dato qualche centesimo e abbiamo cominciato a salutarci. Un giorno mi ha detto il suo nome; ho dovuto farglielo ripetere almeno quattro volte e alla fine non l’ho capito comunque: impronunciabile, incomprensibile e intraducibile.
Una mattina le ho chiesto il motivo di quei denti così diversi e la sua risposta mi ha fatto pensare alle differenze culturali che ci sono tra le varie etnie. Una delle nostre donne non arriverebbe mai a tanto.
Sono un regalo. La ragazza si è fatta togliere i suoi denti per mettere quelli, solo per un vezzo.
Sono il regalo di una zia! Non una collanina o un anello, no! Due denti d’oro.
Pazzesco, direbbe il buon Chiambretti.