Ero un bambino quando giocavo con tre amichette in una strada in cui sorgeva il dormitorio pubblico.
Via Lunga è il nome del teatro dei nostri giochi, ma avrebbe dovuto chiamarsi, più sensatamente, Via Stretta, quantomeno nel mio immaginario di bambino. Un budello nel centro storico della città.
Il dormitorio pubblico era un luogo dove i barboni, trovavano rifugio per la notte.
Una volta queste persone si chiamavano così: barboni. Oggi si usa chiamarli: senzatetto o, scomodando un termine francese, clochard. D’altra parte una volta i fiumi straripavano, ossia uscivano dalle ripe, per andare a inondare le campagne o le città. Ora i corsi d’acqua tracimano. Peccato che quando straripavano facevano meno danni di quando si sono messi a tracimare.
Ma non tracimiamo dal discorso iniziale. Che siano barboni, senzatetto o clochard, il risultato non cambia: fanno una vita grama.
Quando passavo davanti a quella costruzione bassa e lunga, (non poteva che essere così, per omaggiare il nome della strada), mi chiedevo come fossero i letti.
Letti? Sul libro di scuola, il famoso sussidiario, lessi che queste persone, disadattate, dormivano sui pagliericci. Ecco, cercavo di immaginare il pagliericcio. Una parola che sapeva di antico, di quando i cavalieri attraversavano le lande desolate e si fermavano in qualche sperduta spelonca per dormire sul pagliericcio.
Un pagliericcio non dava conforto, riparava solo dal terreno, magari in compagnia dei pidocchi di chi ci aveva dormito la notte precedente.
Per quelle persone, però, il dormitorio pubblico era come un hotel a cinque stelle, più una. Mi sono sempre chiesto se si lavavano prima di coricarsi, ma credo che non fosse una cosa molto importante per loro.
Via Lunga è il nome del teatro dei nostri giochi, ma avrebbe dovuto chiamarsi, più sensatamente, Via Stretta, quantomeno nel mio immaginario di bambino. Un budello nel centro storico della città.
Il dormitorio pubblico era un luogo dove i barboni, trovavano rifugio per la notte.
Una volta queste persone si chiamavano così: barboni. Oggi si usa chiamarli: senzatetto o, scomodando un termine francese, clochard. D’altra parte una volta i fiumi straripavano, ossia uscivano dalle ripe, per andare a inondare le campagne o le città. Ora i corsi d’acqua tracimano. Peccato che quando straripavano facevano meno danni di quando si sono messi a tracimare.
Ma non tracimiamo dal discorso iniziale. Che siano barboni, senzatetto o clochard, il risultato non cambia: fanno una vita grama.
Quando passavo davanti a quella costruzione bassa e lunga, (non poteva che essere così, per omaggiare il nome della strada), mi chiedevo come fossero i letti.
Letti? Sul libro di scuola, il famoso sussidiario, lessi che queste persone, disadattate, dormivano sui pagliericci. Ecco, cercavo di immaginare il pagliericcio. Una parola che sapeva di antico, di quando i cavalieri attraversavano le lande desolate e si fermavano in qualche sperduta spelonca per dormire sul pagliericcio.
Un pagliericcio non dava conforto, riparava solo dal terreno, magari in compagnia dei pidocchi di chi ci aveva dormito la notte precedente.
Per quelle persone, però, il dormitorio pubblico era come un hotel a cinque stelle, più una. Mi sono sempre chiesto se si lavavano prima di coricarsi, ma credo che non fosse una cosa molto importante per loro.
Data di prima pubblicazione sul sito Il Cassetto dei Sogni: 4 Giugno 2007
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